Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa | Recensione di Deborah

 

Orlando, posso permettermi una confidenza?
Ne sarei onorato.
A volte mi chiedo perché dall’alto dei cieli ce l’abbiano così tanto con me. Sono una filantropa attiva e presente, abbraccio marmocchi controvoglia ma sempre con il sorriso sulle labbra. Sono pronta a dispensare strette di mani anche a perfetti sconosciuti e se vedo una mosca in camera, apro la finestra e cerco di farla uscire di sua spontanea volontà e senza usare il Vape. Perché tanto accanimento?

 

Editore: Fazi Editore
Data di uscita: 12 giugno 2014
Pagine: 234
Prezzo: 14.50 €

Algida, sarcastica e decisamente snob, la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, discendente diretta dell’ultimo grande casato torinese, potrebbe trascorrere le sue giornate addentando deliziose frolle fresche di pasticceria e sorseggiando coppe di champagne millesimato. Si ritrova invece a mangiare gocciole e pessimo gelato da discount per colpa di una crisi economica che ha colpito persino la sua famiglia, costringendola a vendere proprietà, pignorare mobili e decimare il personale. A servizio, ormai, è rimasto solo Orlando, maggiordomo con la forte passione per le poesie di William Blake, devoto e sempre presente. Nel momento in cui un’intera generazione di trentenni lotta contro la gerontocrazia al potere, Emanuele, il figlio della contessa, tanto bello quanto cretino, concorre a prosciugare il misero conto in banca ereditato, correndo dietro a una ballerina di fila, tale Ludmilla Coprova, e regalandole in più il preziosissimo Koh-i-Noor di famiglia. Prossima ormai alla bancarotta, Maria Vittoria decide di salvare il suo patrimonio e la sua villa. Per riuscirci è disposta a tutto, persino a organizzare un sequestro di persona. Il suo.

 

Dire addio alla contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna è stato difficile, avrei tanto voluto rifugiarmi ancora un momento tra le pagine strabordanti di divertimento, ironia e meraviglia. Sì, meraviglia. La contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna è un personaggio assolutamente meraviglioso che mi ha regalato tante, tantissime risate. Francesco Muzzopappa con Affari di famiglia ha scritto una piccola grande perla, così sfavillante che non ha nulla da invidiare al preziosissimo Koh-i-Noor.

 

Ma il destino è ineluttabile: puoi non appassionarti al Martini Rosa, puoi fregartene della nuova varietà di anthurium a stelo lungo, ma se sei la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, ultima discendente del più antico casato aristocratico torinese, il tuo erede non puoi certo ignorarlo.

 

Affari di famiglia è stato il regalo di Natale di una mia cara amica; appena ho letto la trama mi sono innamorata alla follia della contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna e mi sono ripromessa che avrei letto molto presto il romanzo. Sono molto soddisfatta, in questo caso sono stata di parola! Non che io abbia l’abitudine di fare promesse vane al vento, ma in fatto di libri spesso mi riprometto di leggere a breve un romanzo appena acquistato e invece finisce in panchina sullo scaffale. Come mai con Affari di famiglia è stato un colpo di fulmine? Innanzitutto è stato un vero colpo di fulmine, prima di posare i miei occhi bramosi sulla trama non conoscevo né il romanzo né il suo autore, terminata la lettura della piccola panoramica ero certa che avrei adorato quella nuova avventura. Mi sbagliavo perché l’ho amata. Ero molto curiosa di immergermi in Affari di famiglia perché a prima occhiata la contessa mi ha ricordato zia Mame e Zia Mame si è rivelato uno dei romanzo più belli letti durante il 2019. Zia Mame è stato un romanzo che ho lasciato attendere paziente in libreria per tanto, troppo, tempo; sicuramente non avevo la minima intenzione di ripetere l’errore già commesso, per fortuna, perché credo di aver da poco terminato uno dei romanzi più belli del mio 2020. È presto…lo so. Siamo solo a fine gennaio…sono a conoscenza anche di questo. Posso solo dirvi provare per credere, o meglio, leggere per credere.

 

C’è chi dice che la mia vita sia troppo bizzarra, fuori dal comune, come se la mia condizione l’avessi scelta. Si può diventare metalmeccanici, si può crescere in Etiopia, e si può nascere aristocratici. È il destino. Specie in via di estinzione, la mia. Di aristocratici, ormai, ce ne sono sempre meno. A patto che si parli di veri aristocratici, poiché di conti e contessa patacca ce n’è in abbondanza.

 

La contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna discende da un importantissimo casato torinese, uno degli ultimi barlumi ancora esistenti di una classe aristocratica vicino all’estinzione. Maria Vittoria ha sempre vissuto nell’agio e nel lusso, come è giusto che sia per una donna appartenente a una particolare estrazione sociale, c’è a chi capita di nascere metalmeccanico e a chi capita di nascere nobile, insomma c’est la vie. La contessa però da qualche tempo è costretta a mangiare gocciole e gelato scadente del discount invece che le sue adorate e fragranti frolle alla cannella di Baratti e Milano; la crisi economica ha colpito con estrema precisione anche la nobiltà costringendola a vendere proprietà su proprietà e vedere i conti correnti svuotati. La meravigliosa villa di famiglia è stata privata di tutte le decorazioni, statue e quadri; i giardini un tempo splendenti e colorati sono abbandonati all’incuria perché si è reso necessario licenziare tutto il personale, tranne Orlando. Orlando serve con rispetto e dedizione la contessa da decenni, non abbandonerebbe mai il suo amato lavoro e Maria Vittoria; il maggiordomo è un fervente appassionato di poesia e scrittore in erba.

La situazione economica di famiglia è sull’orlo del tracollo, Maria Vittoria si impegna per cercare di mantenere stabile la situazione modificando drasticamente il proprio stile di vita. Se da una parte abbiamo la contessa che accompagna i propri pasti con il Tavernello invece di un fragrante Dom Pierre Pérignon, dall’altra abbiamo Emanuele il cretino, figlio della contessa, che sperpera in ogni modo possibile il denaro rimasto, specialmente inseguendo le gonne di Ludmilla Coprova, una ballerina di fila. L’unica importante istituzione rimasta a tenere in piedi le finanze di famiglia è il Koh-i-Noor, un diamante dal valore inestimabile che purtroppo è da poco stato regalato dal cretino come pegno d’amore alla sua ballerina, insieme ad una paio di tette nuove da 18.000 euro.

Quando ha deciso di darsi alle rapine?, gli chiedo con immensa spontaneità.
Era il lavoro di mio cugino. Sicuramente ha sentito parlare di Tommy Quattro Dita…
Lo guardo senza fiatare.
All’inizio lavoravo con lui. Poi però s’è ritirato dal business. Sa, ha avuto fortuna. È salito di grado.
Ladro d’appartamento?
Consigliere regionale.

 

In questo scenario a dir poco drammatico la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna è convocata urgentemente in banca dalla propria contabile per discutere della situazione. Distrutta, esasperata ma allo stesso tempo determinata a lottare contro il destino e contro il proprio figlio cretino, la contessa si reca all’appuntamento ignara del fatto che avrebbe presto incontrato la soluzione a tutti i suoi mali e salvato il suo patrimonio. Come? Organizzando nei dettagli un rapimento, il suo. In banca il cammino della contessa si incontra con quello del rapinatore gentile, ladro che ha da poco svaligiato la banca e che con un garbo di altri tempi coinvolge Maria Vittoria per sfuggire alla polizia. Il rapinatore gentile e la contessa giungono in una baita, la casa del rapinatore è isolata nella campagna e occultata al Catasto, sembra essere uscita direttamente dagli anni Settanta; il rapinatore gentile non aveva la minima intenzione di rapire la contessa, il suo obbiettivo era una fuga tranquilla e una piacevole compagnia. Ascoltando le notizie della rapina la contessa viene fulminata da una folgorazione, nonostante sia certa dello sdegno che la sua azione susciterà nei suoi defunti antenati decide di inscenare il proprio sequestro con l’aiuto del rapinatore gentile e del ragazzo, l’ultima spiaggia per smuovere un po’ di senno in Emanuele e riportare a casa il Koh-i-Noor.

Francesco Muzzopappa ha dato vita ad una piccola perla della nostra letteratura, Affari di famiglia è un romanzo particolare dai dialoghi meravigliosi, pagina dopo pagina regala al lettore grasse e sonore risate perché sì, è assolutamente possibile scoppiare a ridere improvvisamente quando si legge un libro e sì, anche io sono dell’idea che un libro non per forza debba essere definito “serio” per essere un buon libro.

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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